Perché ascoltare dischi in vinile
Separare la musica dal dispositivo che la contiene, pur vivendo in piena era digitale, ci pare un vero peccato. Ascoltare un pezzo in formato mp3 su di un piccolo lettore che mostra appena il titolo della canzone e l’artista che l’ha prodotta, non potrà mai restituire la stessa emozione del possedere un disco. Molti oggi parlano di musica “liquida” prendendo in prestito una categoria filosofica ideata dal sociologo Zygmunt Bauman per definire la società contemporanea, ormai priva di riferimenti solidi e completamente abbandonata ad un individualismo effimero ed a modalità di esistenza prive di legami. Discosauro non vuole scomodare le moderne scienze umane, ma suggerisce semplicemente che il suono proviente dalla puntina che solca un vinile è quello più squisitamente romantico pur non essendo il migliore suono possibile: si tratta di un suono morbido su bassi e medi, originale, puro e pieno di colori. Discosauro non vuole giustificare razionalmente la preferenza dell’ascolto di un disco rispetto a quello di un compact disc o di un supporto ancora più recente: si tratta banalmente (ma non tanto) di avere tra le mani un oggetto assolutamente concreto e che ispira, anche, consapevolezza di quanto prezioso possa essere e di quale tipo di fatica si sia sostenuta nel realizzarlo.
Se il formato mp3 ha il vantaggio di poter archiviare una quantità di informazioni centinaia di volte maggiore rispetto ad un vinile (con conseguente risparmio di spazio), è anche vero che è soggetto a veloce obsolescenza da parte dei supporti che lo leggono, visto che questi rientrano nell’ambito di quelle tecnologie di ultimissima generazione la cui vita utile è molto breve e la cui sostituzione viene concepita già al momento della progettazione. Questo non vale per il giradischi, che può ancora essere considerato uno di quegli “elettrodomestici” che erano progettati per durare il più a lungo possibile, come del resto i supporti che leggevano. Come già sottolineato altrove in questo sito (leggi Come conservare un vinile), un disco potrebbe durare anche 50 o 100 anni ed essere ancora ascoltabile (ovviamente se conservato in maniera corretta). Altro elemento di indiscusso fascino e che in parte giustifica persino l’esistenza di questo progetto, è la copertina del disco: nel nostro blog puoi trovare per lo più recensioni di dischi la cui storia è anche legata all’artwork dell’artista che ne ha ideato l’immagine. Se chi ha una mentalità commerciale ed è abituato a ragionare in termini di marketing può pensare alla copertina come al primo e più immediato veicolo pubblicitario di un’opera in musica, i collezionisti ed i vecchi audiofili la considerano piuttosto come parte integrante dello sforzo creativo totale che ha portato a quella specifica produzione: l’affetto nei confronti del vinile dipende anche in gran parte dall’attaccamento feticistico dell’amatore alla cover.