- Artista: Dead Kennedys
- Etichetta: Alternative Tentacles
- Anno di realizzazione: 1986
Al di là del contenuto – che come sempre è una critica agguerrita al modello di vita e di consumi americano nell’epoca di Reagan -, il giusto peso specifico per un album fondamentale come “Bedtime for Democracy” della punk band Dead Kennedys, va attribuito alla copertina apribile. Si tratta di un artwork dettagliatissimo realizzato da un tizio che si firma Winston Smith, proprio come il protagonista di “1984” di George Orwell, il romanzo distopico per eccellenza. Realizzata in forma di fumetto, il soggetto è una Statua della Libertà martirizzata da mitoidi, cancri sociali ed icone pop dell’epoca. L’illustrazione si sviluppa su entrambi i lati della copertina, che deve essere ruotata di 90 gradi per permetterne la visione nella posizione corretta. Vale la pena perdere tutto il tempo necessario a descrivere il più minuziosamente possibile questo capolavoro kitsch, ma mi limiterò ad elencare solo alcune delle meravigliose e sfrontate soluzioni artistiche usate per prendere per il culo l’America, raccolte nell’opera in questione.
Tra uno shuttle della Nasa conficcato in un occhio e la Costituzione americana arrotolata a mo’ di pippotto ed infilata in una narice, si parte dalla corona di Lady Liberty ove trova posto una serie di personaggi imbarazzanti: Ronald Reagan che imbraccia il famoso scimpanzé insieme al quale fu protagonista della commedia cinematografica anni ’50 “Bedtime for Bonzo”, da cui trae ispirazione proprio il titolo del disco; un ciccione ed un bambino denutrito seduti l’uno accanto all’altro; dei redneck ubriachi; un aspirante suicida con in dosso una t-shirt di Ozzy Osbourne; una formosa ragazza in bikini che guarda MTV. Due elicotteri ronzano intorno alla testa della Statua, a conferma del velenoso intento dell’illustratore: da uno di essi, l’equipaggio è impegnato a lanciare siringhe ad una folla sottostante composta da manifestanti pacifisti, mentre ne spinge una gigantesca nell’incavo del braccio sollevato della Signora; dall’altro elicottero invece, degli ufficiali nazisti sparano contro una spalla della Statua, all’interno della quale – ammassati come “indocumentados” messicani dentro ad un carro bestiame – trovano posto quelli che sembrano proprio essere appunto migranti dai tratti latini in clandestina trasferta negli Stati Uniti. Se in una mano la Statua sorregge correttamente la fiaccola, nell’altra stringe invece una bilancia, che su di un piatto sorregge sacchi rigonfi di dollari destinati alla Difesa e, sull’altro, un ulteriore ammasso di casi umani imbruttiti dall’american way of life, occupati a respingere veterani del Vietnam, campesinos e minoranze etniche varie ed eventuali. Più in basso, che succhia il capezzolo scoperto, troviamo un essere transumano, metà neonato e metà televisore, mentre un cinema sullo sfondo annuncia l’imminente proiezione del film “Top Goon” (sic!), con protagonista “Rocky Balbigot”. E questa è solo una parte del minuzioso lavoro di detournement grafico del sedicente Winston Smith.
Ma passiamo alle tracce: disco composto da 21 pezzi, per una media di due minuti scarsi ciascuno, come nella buona tradizione del punk hardcore americano, 11 sul lato A e 10 sul lato B. Si parte con un pezzo tiratissimo scritto da David Allan Coe, cantautore country dalla vita burrascosa, col quale Jello Biafra, vocalist della band, invita elegantemente un non meglio identificato “padrone” a prendere il lavoro offerto e sopportato da anni e ad infilarselo nel culo. Si passa poi per la storia di un medico legale costretto a sfamare la propria famiglia con pezzi di cadaveri, viste la necessità di mangiare carne almeno tre volte a settimana ma anche l’impossibilità di poterla acquistare facilmente a causa del prezzo elevato; per una critica al cinema celebrativo della guerra e di propaganda; per la stigmatizzazione del machismo, della corsa allo spazio, del conformismo consumistico da “società dello spettacolo” ravvisabile anche in certi movimenti controculturali, e via di questo passo, in un crescendo di sarcasmo acido come nella tradizione dei nostri.
All’interno della copertina apribile, trova posto, oltre ai testi, un’altra illustrazione di Smith che ritrae la Statua della Libertà mentre si anima e si vendica dell’intollerabile martirio subito, sparando laser dagli occhi e fiamme dalla bocca contro le forze armate intervenute per combatterla, suggestione che anticipa (ma col segno inverso) una trovata cinematografica analoga, rappresentata nel film “Ghostbusters 2”, di qualche anno più tardi.
Un’altra curiosità, all’interno del cartone contenente il disco, è rappresentata dalla presenza di “Fuck facts!”, finzionale quotidiano ingiallito costituito da un collage di ritagli di giornali autentici riportanti notizie surreali raccolte in giro e dai titoli stranianti, ben quattro pagine di news difficili da digerire, stampate su carta di giornale. Un titolo tra tutti: “Nuclear winter may not be so bad”.
Ultimo dettaglio di un disco che non smetti mai di scoprire: nella dead wax del vinile, dove normalmente trovano posto i codici alfanumerici indicanti alcuni dettagli tecnici della stampa, incise a mano libera si notano un paio di scritte, una per ciascun lato: una è “John Scopes died for your sins”, l’altra è “Power is the ultimate aphrodisiac”, attribuita a Henry Kissinger. Se non ricordi chi siano, cerca su wikipedia, ché Discosauro non può dirti proprio tutto tutto.
Ultimo dettaglio di un disco che non si smette mai di scoprire: nella dead wax del vinile, dove normalmente trovano posto i codici alfanumerici indicanti la firma dell’operaio che lo ha stampato, lo stabilimento ed altre informazioni di natura tecnica, incisi rigorosamente a mano libera, si notano un paio di scritte, una per ciascun lato: una è “John Scopes died for your sins”, l’altra è “Power is the ultimate aphrodisiac”, attribuita a Henry Kissinger. Se non ricordi chi siano, cerca su wikipedia, ché Discosauro non può dirti proprio tutto tutto.