- Artista: Guns n' Roses
- Etichetta: Geffen
- Anno di realizzazione: 1987
Ricordare che la copertina di Appetite for Destruction dei losangelini Guns n’ Roses venne censurata al momento dell’uscita del disco, suscita un po’ di tenerezza: un mostriciattolo rosso armato di una dentatura fatta di coltelli, salta fuori da dietro una staccionata nel tentativo di difendere una ragazza malmenata che sta per essere (o è già stata) violentata da un robot steampunk in giacca e scarpe da uomo. Cosa ci sia di così disdicevole in una illustrazione siffatta (si tratta di un quadro di Robert Williams del 1978, intitolato come il disco in esame), oggi stenti a comprenderlo, ma siamo comunque nel 1987 e le cover di Cannibal Corpse e Mayhem ancora devono arrivare. L’artwork alternativo che sostituì momentaneamente quello originale nell’immediata ristampa del disco, a poche settimane dall’uscita e dallo scandalo che ne seguì, è la famosa croce cristiana ai vertici della quale trovano posizione i quattro teschi che rappresentano altrettanti membri della band, mentre il teschio raffigurante il carismatico frontman Axl Rose si trova al centro della croce. In una delle successive edizioni del vinile, ristampato con la copertina originale una volta passata la tempesta, un adesivo contenuto nel cartone della cover riproduce l’illustrazione con la croce.
Il disco segna la nascita di una delle band più amate della storia del rock e dell’hard rock, il segno negativo della cui nomina di rockstar dalla vita dissoluta (non una novità, ovviamente, in ambito musicale) non poté comunque nulla contro il successo, i riconoscimenti, i tentativi di imitazione e lo status di icona del genere sleaze che baciarono i nostri. In questo caso, sul vinile non c’è un lato A e un lato B, bensì un lato “G” ed un lato “R” (e se indovini cosa significano queste due lettere vinci un MP3 con la voce di Mario Magnotta che inveisce al telefono contro il suo interlocutore). Brani come “Sweet child o’ mine”, “Welcome to the jungle”, “Paradise city”, “It’s so easy”, hanno visto la luce per essere inseriti in questa pietra miliare della musica rock ed immancabilmente suonati in tutti i live successivi. Una scritta in giallo sulla bustina interna con i testi dell’album, che recita “With your bitch slap rappin’ and your cocaine tongue you get nothin’ done”, anticipa il testo di “You could be mine”, un brano che sebbene fosse già pronto prima dell’uscita di “Appetite for destruction”, la band decise di inserire in “Use your illusions II”, doppio album successivo che uscì insieme a “Use your illusions I”, altro doppio album, nell’ambito di un’operazione marcatamente commerciale (in Italia, se li acquistavi insieme, ti regalavano una bandana brandizzata). Un disco da avere, meglio se in vinile, ma pur di possederlo, puoi accontentarti di qualunque formato.