Differenza fra 33, 45 e 78 giri
Il 78 giri (o dieci pollici)
Premettiamo subito che il numero di giri cui si riferiscono i nomi dati ai nostri supporti in vinile, è “per minuto”, è cioè il numero di volte che il disco ruota intorno al perno di centraggio nell’arco di un minuto. L’antenato dei dischi in vinile è il cosiddetto 78 giri, ovvero un disco originariamente di gommalacca, del diametro di 10 pollici (anziché di 12 pollici come il 33 giri), “costretto” ad una velocità di 78 giri al minuto per effetto della tecnologia disponibile nei primi anni del Novecento: il fonoincisore, cioè la macchina usata per l’incisione del suono, aveva un motore a 3600 giri al minuto, con un ingranaggio dotato di 46 denti (3600/46=78,26). Questa era la velocità dei primi dischi in commercio; oltre a questo bisognava considerare anche il diametro di 10 pollici di quei supporti, e una larghezza dei solchi pari a circa quattro volte quella dei solchi attuali (che tra l’altro prevedeva l’utilizzo di una puntina di dimensioni più grandi di quelle successive), che limitava di fatto lo spazio disponibile per la fonoincisione, perciò la durata massima di un 78 giri era di circa cinque minuti per lato.
Il 33 giri (o dodici pollici)
Il 33 giri nasce nel 1948/49 ed introduce la possibilità di un considerevole aumento del minutaggio per ciascun lato: la velocità del motore del fonoincisore rimane assestata sui 3600 giri al minuto ma il progresso tecnico permette ingranaggi dentati da 108 denti (3600/108=33,33). Il rallentamento consente una maggiore precisione nella fonoincisione e quindi un solco più sottile, che unito ad un maggiore diametro del disco, regala fino a circa 30 minuti per lato: nasce il cosiddetto Long Playing. Questo però ha una qualità audio inferiore rispetto al suo antenato, infatti una minore velocità di registrazione produce una più bassa resa del suono: se la velocità è maggiore, lo è anche lo spazio percorso in fase di incisione e quindi le informazioni trasferite sul materiale inciso sono distribuite su di uno spazio maggiore, e dunque più “chiare”; al contrario, una minore velocità comporta un minore spazio percorso durante la registrazione, cioè una maggiore concentrazione di informazioni con relativa perdita di chiarezza; ciò che si guadagna in termini di praticità e di “quantità” di musica lo si perde in qualità della stessa.
Il 45 giri (o sette pollici)
In quello stesso anno nasce anche il 45 giri, che diventerà il protagonista assoluto del mercato musicale durante tutti gli anni ’50 e ’60, aiutato dal celebrato boom economico occidentale, e che avrà la caratteristica di girare alla velocità di incisione perfetta ad ottenere la migliore qualità audio: un disco più piccolo (siamo ad un diametro di 7 pollici) con un foro grande al centro permetteva il massimo dell’alta fedeltà.
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